Nel centenario della nascita di Pinin Carpi (Milano, 11 luglio 1920 – 30 dicembre 2004) il suo lavoro è ancora attuale.
di Raffaella Gobbo
Al Centro Apice, accanto a volumi austeri, incunaboli senza tempo e pagine dotte, si trova un archivio che conserva la freschezza dell’infanzia: è l’archivio di Pinin Carpi, autore che ha fatto dei bambini i destinatari della sua arte e la ragione della sua scrittura. Nell’inventario del fondo, sono Papà mangioni e Lupi uragani, Zie corsare e Maghi dei labirinti a costituire i soggetti delle descrizioni archivistiche.
Figlio di Aldo Carpi, che fu anche direttore dell’Accademia di Brera, e di Maria Arpesani, cresciuto in una famiglia in cui le muse delle arti si dividevano tra il padre e il fratello Cioni, pittori, lo zio Libero Andreotti, scultore, e il fratello Fiorenzo, valente musicista, Pinin Carpi, autore e illustratore, iniziò la sua carriera di scrittore dedicandosi al giornalismo.
In quegli stessi anni Sessanta si definì anche la fisionomia di Pinin Carpi quale scrittore per bambini. Concepito nel 1964, nel 1968 uscì presso Garzanti il fortunato Cion Cion Blu, edito successivamente anche da Vallardi e Piemme, e vincitore nel 2002 del prestigioso Premio Andersen, come miglior libro per l’infanzia mai premiato.
Nel 1973 fu varata la fortunata e pionieristica collana Vallardi “L’arte per i bambini”; al primo volume su Paul Klee fecero seguito quelli su Van Gogh, Rousseau, Matisse, Nolde, Goya, Canaletto, Rembrandt e Veermer: i bambini erano avviati alla scoperta dei grandi artisti in storie che combinavano il racconto fantastico con l’illustrazione di grandi opere d’arte, che costituivano lo scenario narrativo.
Negli anni, maghi e bande di cani randagi, sentieri segreti e boschi dei misteri, mari in fondo al bosco e porti della magia popolarono romanzi e racconti nei quali i bambini erano protagonisti di meravigliose avventure come quelle di Mauro e il leone o di Susanna e il soldato (nomi e personaggi mutuati dai figli dello stesso Pinin).
Ma a rendere colorato l’archivio di Pinin Carpi non sono soltanto le copertine dei volumi o i titoli dei racconti o delle storie edite e inedite, ma anche una importante raccolta di disegni di bambini, frutto della lettura dei suoi libri o dei suoi incontri nelle scuole: undici buste di disegni, lettere, poesie parlano di generazioni di scolari che hanno interpretato, illustrato, commentato le loro infantili, ma non per questo meno impegnate, letture.
Quest’ultima serie si offre come preziosa fonte di riflessioni pedagogiche per indagare sul ruolo della lettura nello sviluppo infantile nell’ampio arco cronologico che va dagli anni Sessanta agli anni Duemila.
Peraltro, i temi pedagogici cari a Carpi (la promozione della lettura, lo sviluppo della creatività dei bambini, il linguaggio per i bambini, l’educazione linguistica, ma anche la relazione arte e infanzia, scienza e infanzia) si ritrovano nei suoi numerosi articoli su riviste di settore e non, e nei testi dei suoi interventi in apparizioni pubbliche o laboratori scolastici, dove fu sempre richiesto ed apprezzatissimo divulgatore.
L’approccio didattico di Carpi si riscontra anche in altri prodotti editoriali: nella collana “Il mondo dei bambini”, ad esempio, o nei testi di educazione artistica per le scuole, o ancora nel volume Alla scoperta dell’arte, un lungo viaggio alla ricerca delle cose belle nell’arte e nella natura, Mondadori, Milano 1983; tutti i materiali preparatori sono raccolti nella serie 9. Opere didattiche e didattica.
Vari anche i progetti editoriali abbozzati, le storie scritte e non pubblicate, gli spunti, i personaggi, i libri solo schizzati, ora tutti riuniti nella serie 6, e che, assieme ai documenti della serie 5, possono offrirsi come fonti primarie per aumentare la conoscenza della figura di Pinin Carpi.
Intimistiche e familiari, invece, le serie “Esercizi di scrittura” e “Diario di Gusen”: la prima racchiude tutte le riflessioni condotte giornalmente da Pinin Carpi in un flusso di coscienza e annotate regolarmente tra gli anni Quaranta e il 2004.
La seconda raccoglie i materiali utilizzati da Pinin Carpi per la narrazione dell’esperienza del padre Aldo nel campo di concentramento di Gusen. È stato infatti Pinin Carpi a tradurre in un racconto sull’intera deportazione – Diario di Gusen (Garzanti, 1971) – gli scritti, sotto forma di lettere alla moglie Maria, che il padre era riuscito miracolosamente a salvare dalla prigionia in Germania. Nella serie, alle stesure dattiloscritte e alle revisioni, ai materiali preparatori, a documenti familiari e personali relativi al periodo della guerra e della Resistenza, si affiancano le lettere di coloro che commentano la lettura del libro: Eduardo de Filippo, Giulio Carlo Argan, Livio Garzanti, Lamberto Vitali, Ferruccio Parri, Luigi Comencini, Ginetta Varisco Vittorini, Ester Parri, Michelangelo Abbado, Luigi Comencini, Arturo Colombo, Rosa Menni Giolli tra gli altri.
Sul Diario di Gusen si veda anche il reading teatrale di Martina Carpi, figlia di Fiorenzo, un modo per mantenere vivo il ricordo di un’esperienza che non può essere dimenticata, non soltanto nella propria storia familiare ma nella memoria collettiva.
Anche l’eredità di Pinin Carpi rimane tuttora attuale se è vero che a distanza di oltre cinquant’anni il suo Cion Cion blu viene ancora pubblicato e letto: anche in e-book, adesso.