Approfondimento

Percorso

Raccontare, riflettere, divulgare

Mario Soldati e gli italiani che cambiano

In occasione dell’uscita del volume curato da Bruno Falcetto e Stefano Ghidinelli, seguiamo Mario Soldati attraverso il suo archivio

È da poco uscito il volume, curato da Bruno Falcetto e Stefano Ghidinelli ed edito da Skira, contenente gli atti del convegno Raccontare, riflettere, divulgare. Mario soldati e gli italiani che cambiano (1957-1979) organizzato dal Centro Apice.

“Al centro del volume è il Soldati osservatore e narratore dell’Italia in cammino rapido verso la società dei consumi e del benessere, finora criticamente ancora poco indagato. Novelle, reportage, inchieste TV e diari-zibaldone vengono riletti da critici letterari e geografi, antropologi, storici dell’arte e della gastronomia, per restituire lo slancio asistematico con cui ci ha rivolto – in una pluralità di forme e linguaggi differenti – il suo invito vivace ad attivare l’attenzione e intensificare la sensibilità.

A sessant’anni dal reportage Viaggio nella valle del Po, Soldati ci offre un modello attualissimo di azione culturale diretta ben oltre gli specialismi: il patrimonio di storie, immagini e pensieri che i suoi lavori ci hanno lasciato, così come la sua sintesi felicemente anticipatrice di un sapere della terra dei cibi e dei vini riescono ancora a parlare a un pubblico insolitamente ampio e vario.” [dalla quarta di copertina del volume]

 

Contestualmente all’uscita del volume, viene pubblicato online sul Portale Archivi dell’Università l’inventario del suo archivio. In più di 200 buste contenenti oltre 3500 fascicoli, si apre una finestra sulla multiforme personalità di Mario Soldati: inizialmente autore di teatro e storico dell’arte, poi regista cinematografico e sceneggiatore, infine autore di racconti, romanzi, articoli e reportage, ha analizzato e narrato l’Italia del Novecento, dagli anni Trenta ai rivolgimenti del dopoguerra e del boom economico, per giungere infine agli ultimi decenni.

Le serie che compongono l’archivio rispecchiano le varie modalità espressive che l’autore ha adottato lungo i decenni di attività.

Le prime due serie raccolgono i documenti relativi ai romanzi e ai racconti, seguite dalla serie sui reportage e da quella degli articoli: manoscritti, dattiloscritti con correzioni e bozze sono lo specchio del suo scrivere meticoloso, fatto di continue riletture, correzioni e riscritture.

Manoscritto de Le due città

Seguono gli scritti giovanili e di critica d’arte, con i quali si è cimentato sin dalla scuola fino agli anni immediatamente successivi alla laurea, che lo hanno poi portato verso il mondo del cinema, del teatro e della televisione.

Un giovane Soldati (1929) e lettera con cui William Wyler della MGM accoglie Soldati nella troupe del kolossal Ben Hur (1958)

Proseguiamo quindi con scritti di genere vario (prefazioni a libri, testi per convegni, interventi politici, etc…) e documenti familiari e personali, per giungere infine alla corposa sezione dell’epistolario, con oltre 2500 corrispondenti (dai nomi più noti della letteratura –  Bassani, Longanesi, Bonfantini, Giachino, Noventa, Ansaldo, Greene, Furst, Cecchi, Moravia, Garboli, … – a ristoratori locali, dai produttori agricoli a semplici lettori, spettatori e aspiranti attori).

L’ultima serie, anch’essa ben cospicua, conserva gli scritti inviatigli in lettura da candidati scrittori, sceneggiatori, amici, …

«Chissà, fra duemila anni, forse, si trarranno dagli archivi le pellicole del mio viaggio televisivo, si mobiliteranno le Accademie e mi toccherà dare il nome a qualche via. (E dei miei libri nessuno saprà mai più nulla, come dei miei film)», ipotizzava Mario Soldati confidandosi con Corrado Stajano.

Oggi possiamo dire che non sarà così…

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