Approfondimento

Percorso

Esplorando le collezioni di Apice alla ricerca di Paolo Valera

 

 

di Valentina Zanchin

Paolo Valera, Diario di un condannato politico (Milano, La Folla, 19.. ), Archivio Scheiwiller Paolo Valera, Diario di un condannato politico (Milano, La Folla, 19.. ), Archivio Scheiwiller

Milano-Londra-Milano

Paolo Valera (Como, 1850-Milano, 1924) fu giornalista, scrittore e militante socialista. Nacque a Como in una famiglia umile, presto trasferitasi nei dintorni di Milano. Giovanissimo, Valera fuggì di casa e si arruolò per combattere nella terza guerra d’indipendenza, facendo poi ogni genere di lavoro e stabilendosi in una zona sottoproletaria in città, dove fu assunto come impiegato del dazio comunale. Dagli anni ’70 iniziò la sua carriera giornalistica scrivendo su La farfalla e in seguito fondò e diresse periodici come La plebe, dove a puntate pubblicò Milano sconosciuta con lo pseudonimo di Caio e in seguito il romanzo La folla. Con lo stesso titolo Valera fondò nel 1901 a Milano il periodico, e poi la casa editrice.

In poco tempo lo scrittore si rivelò come uno tra i più incisivi rappresentanti della scapigliatura democratica: i suoi reportage dei bassifondi cittadini conobbero molte ristampe, mentre progressivamente emersero i temi che gli saranno cari negli anni successivi: l’emarginazione sociale nella nuova società industriale, la corruzione delle alte sfere, la denuncia delle pratiche poliziesche.

Nel 1883 decise di espatriare per sfuggire all’ennesima condanna per diffamazione a mezzo stampa: vivrà i successivi dieci anni a Londra insegnando italiano e corrispondendo con numerose testate. Nei suoi scritti Valera racconterà le terribili condizioni di vita della Londra vittoriana, mescolando fenomeni sociali e cronaca nera. Le gesta del “donnicida” Jack lo squartatore e la descrizione del quartiere di Whitechapel dove avvennero i delitti, lo stesso in cui abitava Valera, verranno in seguito raccolti nel volume I miei dieci anni all’estero.

Ritornato in Italia, Valera fu arrestato durante la repressione antipopolare di Bava Beccaris del maggio 1898 e poi trattenuto in prigione con l’accusa di aver sobillato il popolo. In seguito lo scrittore visse ritirato dedicandosi a opere di storia e alle proprie memorie. La pubblicazione della biografia su Mussolini, la prima in assoluto sul dittatore e uscita subito dopo l’omicidio Matteotti, fu proibita dal partito fascista e nello stesso tempo provocò l’espulsione dell’autore dal partito socialista. Valera finì la sua vita in miseria, a Milano, il 1° maggio 1926.

"Nuova commedia umana", a. 1, n. 3, 30 gennaio 1908, pp. 10-11, Biblioteca Bortone Bertagnolli

Critica e riscoperta

Se in vita e per i successivi decenni Valera – autore scomodo per eccellenza – fu bistrattato o ignorato, a partire dagli anni ’60 del XX secolo divenne oggetto di una riscoperta, quando studiosi come Gaetano Ghidetti, Edoardo Sanguineti e Glauco Viazzi evidenziarono le doti di prosatore dello scrittore lombardo.

Proprio Glauco Viazzi compare nell’archivio Scheiwiller a proposito della riedizione, nella collana “Narratori”, di Emma Ivon al veglione (Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1974). Con Scheiwiller Viazzi aveva già pubblicato Poeti del secondo futurismo italiano (1973) e l’indagine della prosa di Valera era parte dei suoi studi sugli inizi dell’avanguardia letteraria in Italia: si percepisce quanto stia a cuore allo studioso l’uscita del volume: “Valera non è il solito verista e Emma Ivon al veglione sta proprio a dimostrarlo, per esempio rispetto alla Folla” scrive Glauco a Vanni in una lettera contenuta nel fascicolo dedicato a Valera, dove troviamo anche, insieme alle bozze dattiloscritte del volume, quelle poi rimaste inedite per Giovanna, un altro testo chiave della narrativa di Valera secondo Viazzi. Il volume, ancora per la collana “Narratori”, sarebbe dovuto uscire in occasione del cinquantenario della morte dello scrittore, quando venne organizzata a Como una tavola rotonda a lui dedicata. Nel fascicolo dell’archivio Scheiwiller troviamo infatti il materiale relativo a questo avvenimento, per il quale Vanni era nel comitato d’onore. L’iniziativa venne organizzata con il contributo dell’allora direttore Sandro Bortone, che realizzò per l’occasione una mostra biobibliografica sullo scrittore lombardo. Ciò è testimoniato anche dai numerosi volumi di e su Valera presenti nel fondo Bortone Bertagnolli, ad Apice: oltre 30 volumi in edizione d’epoca o, comunque preziosi perché anch’essi ormai rari, apparsi tra gli anni ’70 e ’80.

In tempi più recenti iniziò ad essere sempre più apprezzato il Valera giornalista d’inchiesta: autentico cronista d’assalto, armato di lapis e taccuino, Valera assisté ai tumulti milanesi del maggio 1898 registrando impressioni e raccogliendo testimonianze, documentando infine una ricostruzione dei fatti totalmente alternativa alla versione ufficiale. L’anno successivo uscì L’Assassinio Notarbartolo e le gesta della mafia: Valera fu tra i primi ad affrontare il tema di questo tipo di criminalità organizzata e dei suoi rapporti con l’economia e la politica.

 

Paolo Valera, L’assassinio Notarbartolo (Firenze, Nerbini, 1899, ristampa anastatica 1977), Biblioteca Bortone Bertagnolli Paolo Valera, L’assassinio Notarbartolo (Firenze, Nerbini, 1899, ristampa anastatica 1977), Biblioteca Bortone Bertagnolli

Del 1902 è Murri-Bonmartini il più grande delitto di lusso dei tempi moderni: narrazione documentata, dedicato a un caso giudiziario che ebbe un’enorme risonanza nazionale a causa della provenienza dei protagonisti, l’élite intellettuale bolognese, e dell’efferatezza dell’omicidio.

In La guerra è la guerra: (impressioni sulla spedizione in Tripolitania), o Le giornate di Sciara Sciat fotografate (Società editoriale milanese, dopo il 1911, entrambi gli opuscoli nella Biblioteca Scheiwiller), Valera denunciò gli abusi delle truppe italiane sugli indigeni nelle colonie, anche attraverso l’uso pionieristico del reportage fotografico.

Anche nella biblioteca Monanni, conservata ad Apice, Valera è presente con alcuni scritti: prima di entrare nel partito socialista l’autore era infatti stato anarchico per un breve periodo, e proprio Giuseppe Monanni e la sua Casa Editrice Sociale pubblicò Il Cinquantenario, note per la ricostruzione della vita pubblica italiana (Milano, 1911), con una bella copertina di Carlo Carrà. Il testo è una critica feroce dell’Italia contemporanea a cinquant’anni dall’unità:

… finita l’espulsione degli stranieri, la patria è afflitta dai pretendenti. Ce ne sono molti. Tutti si attribuiscono la priorità del brevetto. Dalla storia del risorgimento, ne sbuca uno tutti i giorni. Non c’è mese senza commemorazione di qualche facitore dell’Italia una. Quanti sono? È un elenco che non si chiude mai. Nel passivo del fallimento patriottico l’insinuazione dei crediti è sempre aperta. (p.36)

 Nel 1945 Giuseppe Monanni, temporaneamente ristabilita la sua casa editrice dopo i sequestri e le distruzioni subite durante il regime, deciderà di ripubblicare questo scritto alla vigilia del referendum istituzionale con cui gli italiani avrebbero scelto tra monarchia e repubblica.

Paolo Valera, Il cinquantenario (Milano, Casa editrice sociale, 1911), Biblioteca Bortone Bertagnolli Paolo Valera, Il cinquantenario (Milano, Casa editrice sociale, 1911), Biblioteca Bortone Bertagnolli
Paolo Valera, Amori bestiali (Milano, La Folla, 1923), Biblioteca Bortone Bertagnolli Paolo Valera, Amori bestiali (Milano, La Folla, 1923), Biblioteca Bortone Bertagnolli
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