NOTIZIA

“Altra pena non ho che di trovarmi / straniero ad ogni terra”

Lo “scenario poetico” di Apice si arricchisce di un nuovo fondo archivistico: le carte di Ennio Contini (1914-2006), poeta, narratore e pittore, sardo di nascita ma ligure di adozione.

Dalle carte di Contini emergono le tensioni creative dell’autore che attraversano quaderni, appunti di lettura, progetti, riflessioni, racconti e poesie, caratterizzate sempre da un afflato esistenzialistico e intimistico. Alcune di queste ultime, originate da un lungo periodo di detenzione per motivi politici nelle carceri di Savona, Procida e Civitavecchia, tra il 1945 e il 1953, confluirono nel volume L’Alleluja edito nel 1952 dalla Società editrice siciliana, volume che conteneva anche la prima traduzione italiana, a cura di Mary de Rachewiltz coadiuvata proprio da Contini, dei primi dieci Cantos di Ezra Pound.

La corrispondenza e molti volumi con dedica della biblioteca privata di Contini riflettono una personalità letteraria che, se non di primo piano, risulta pur sempre inquadrata nella cultura poetico-letteraria italiana del Novecento. Tra le sue relazioni si annoverano, infatti, quelle con Angelo Barile, Adriano Grande, Bonaventura Tecchi, Camillo Sbarbaro, Fidia Gambetti, Corrado Govoni, Renzo Laurano, Eso Peluzzi, e ancora con Ezra Pound, Salvatore Quasimodo, Farfa, Mario Novaro.

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